Aradeo Scacchi

Scuola Scacchi Circolo Alekhine

Un gioco per Tutti

Allegati:
Scarica questo file (un gioco per tutti.pdf)un gioco per tutti.pdf[ ]670 kB

     L'estate ancora lì, agli sgoccioli, ma con i suoi tentacoli che si allungano prepotenti verso l'autunno e già nell'aria un fermento di progetti e di iniziative da mettere in cantiere di pari passo con l'anno scolastico che da lì a poco sarebbe iniziato. Mio malgrado, nonostante la mia risaputa reticenza a prendere impegni di così lungo periodo, mi ritrovai coinvolto in un progetto nuovo, inusuale per me e per certi versi difficile da realizzare; ma le insistenze di mia moglie poterono più che ogni altra scusa io potessi mai opporre.

  

     
Fu così che nella stagione che va da ottobre a marzo, con un incontro a settimana, tenni un corso di avviamento al gioco degli scacchi presso un centro diurno. Il centro era frequentato da una ventina di ragazzi e ragazze dai venti ai quarant'anni con differenti disabilità, tuttavia solo alcuni di loro erano in grado di leggere e scrivere, gli altri riconoscevano a stento le lettere.

 

      E' evidente che oltre la complessità del gioco, a rendere ancor più complicato il corso fu il tentativo di far passare dei concetti astratti, tipo il valore dei pezzi ; per quei ragazzi “un pezzo” vale “uno” indifferente se pedone che per convenzione vale davvero “uno” o cavallo che per convenzione vale “tre” o torre che vale “cinque” o regina che vale “nove”: per loro un pezzo vale un pezzo e basta e chi cattura più pezzi, vince. 
 

      Che dire poi di colonne, di traverse e diagonali? Tutte strade su cui si muovono i pezzi, ognuno con il suo passo, diverso dagli altri, alcuni che vanno solo avanti e altri che vanno avanti e indietro, ma ognuno che segue la sua strada. E la scacchiera poi, trentadue case bianche e altrettante nere che si alternano tra loro, e tutte hanno un nome dato da una lettera e da un numero tipo battaglia navale: a1, c3, f8, ..e come stabilire che quella casa si chiama proprio così, e quell'altra invece si chiama in quel modo lì, e che quello è il loro nome ovunque nel mondo si giochi a scacchi.

      E questi ragazzi che ti guardano con i loro occhi grandi e sorridono, non si perdono una parola, e a stento riconoscono la “C” di “cane” ..sorridono e guardano i numeri e sono solo dei segni, ma intanto loro sognano. 
 

      Nel gruppo non tutti hanno aderito da subito al progetto, qualcuno è volutamente rimasto in disparte, ha preferito i colori e mentre noi si faceva lezione lei pitturava incessantemente, era distante ma non tanto da non sentire, ascoltava e continuava a fare i suoi disegni.
E questo succedeva per tre o quattro lezioni. Poi un giorno, durante la lezione alla scacchiera magnetica ponevo delle domande ad alta voce e chi si sentiva pronto provava a rispondere: come si muove la torre? E come l'alfiere? E il pedone come cattura? Quel giorno si alzò la sua manina a richiamare l'attenzione su di se, e con voce stentorea volle dare la sua risposta. Da quel giorno non mancò ad una sola lezione. 

 

      E quella volta che invece della solita lezione alla scacchiera magnetica avevamo passato tutto il tempo a giocare, a due alla volta si erano affrontati quasi tutti, alcuni giocando anche due o tre partite (sempre di scacchi eterodossi, vince chi cattura più pezzi). Quando ormai stavo per andare via, mentre raccoglievo i pezzi, ecco che si avvicina un altro di quei tre o quattro che non seguivano, accompagnato da un'operatrice in sala, e mi fa capire che vuole giocare con me. 

 

      Allora lui si siede, mentre io risistemo i pezzi e quando è tutto pronto, stretta di mano e muovo e mi aspetto che lui faccia altrettanto. Dopo qualche istante, afferra la mia mano e la porta velocemente alla sua fronte, ripetutamente con un classico gesto di chi non sa da che parte cominciare. E scatena l'ilarità generale. 


 
      Un'altra volta, mentre noi si era a metà del programma giornaliero, passeggiando con il girello passa accanto a noi un altro di quei ragazzi che non si interessava al corso. Rimase qualche minuto ad osservare, mi vide mentre riepilogavo a tratti quanto spiegato in precedenza e poi con un'espressione sobria e un filo di soddisfazione che trapelava dal suo sguardo, quel filo di sorriso sulle labbra, lo vidi portare l'indice della mano destra vicino alla tempia e batterlo due tre volte. E tutti a ridere, si capiva benissimo che mi prendeva per pazzo, ma sopratutto si rendeva conto di aver espresso un pensiero suo, di aver dimostrato che anche lui aveva le idee chiare e le esponeva al pari di tutti gli altri, insomma era uno di noi. 



     
Con la primavera arrivò anche la fine di queste lezioni e come per ogni corso di scacchi degno di questo nome, anche noi concludemmo con un torneo, un “semilampo” atteso e voluto, ricco di gioia e allegria, a volersi sfidare ognuno con le proprie capacità, fino a decretare un vincitore anzi una vincitrice che alla fine alza la coppa. A tutti gli altri un attestato di partecipazione.. 
 

     Un ringraziamento particolare a tutti i ragazzi e ragazze che fin da subito mi hanno dimostrato gioia, stima e affetto e tanta voglia di imparare ed hanno affrontato questo difficile percorso con impegno e dedizione, dando ciascuno il massimo di sé. 

 

     Ringrazio anche la direzione dei Centri Diurni La Bussola e L'aquilone di Galatina per l'opportunità che mi è stata data, tutti consapevoli di aver fatto un tratto di strada insieme lungo il cammino della vita. 

 

    
Infine un pensiero a Pasquale che una mattina all'improvviso ci ha lasciato, mancavano un paio di lezioni e il torneo finale a cui teneva tanto. A lui in suo ricordo dedico queste righe. 

                                                                                                                                                     Antonio L.

Le foto di questa pagina sono tratte dalla pagina facebook https://www.facebook.com/velariabilitazione.solidarieta dei Centri Diurni Aquilone Bussola.

 



tesseramento

Gioca con Noi..

Classifica mondiale

Classifica mondiale